mercoledì 24 marzo 2010

La coscienza di Zeno.


Orbene. (che a inizio frase e con un punto dopo non vuol dire assolutamente nulla, ma mi piace così). E' stato un fatto piuttosto strano. Diversi mesi fa ho sognato di fumare una sigaretta. Anzi mi correggo, di fare un tiro soltanto, lungo, lento. Credo fossi da sola, o comunque l'attenzione era incentrata su di me e su questa sigaretta; il posto non era importante, infatti se c'era non me ne ricordo.  E poi mi sono svegliata. Mi ha dato un po' da pensare (sì, io do grande importanza ai sogni in genere, sono in questo molto freudiana), anche in luce del fatto che io non fumo, ma ho finito per attribuirlo allo stress del periodo, nel quale venivamo spremuti a scuola per la pagella e io mi ero lasciata col ragazzo dopo una fase piuttosto nera. Passano un paio di mesi, passa il periodo stressante, passa un po' tutto -per la serie panta rei-. Il sogno si ripresenta: sempre uguale, sempre io e questa sigaretta (o almeno credo, non sembrava una canna) e questo tiro rilassante. Grande importanza alla respirazione. Inspiro. Trattengo. Espiro. Mi sveglio. Il giorno dopo a scuola ne parlo con la Collega e conveniamo che potrebbe essere un desiderio represso in quanto mai soddisfatto che il mio subconscio ha avvertito. Non sia mai che il mio subconscio abbia desideri repressi, penso. E lei mi prepara il drum e mi faccio questo tiro, non poi così soddisfacente come nel sogno, devo dire. Più nulla. Qualche giorno fa, ecco che il Sogno (con la maiuscola in quanto ormai è Mio e Assiduo Frequentatore, tanto più che non ho mai fatto prima d'ora sogni ricorrenti) si ripresenta imperterrito. Inspiro, trattengo, espiro, mi sveglio. Non sono più riuscita a riaddormentarmi, il sonno si è arreso al riaffacciarsi di riflessioni metafilosofiche-barra-psicologiche (che, devo ammetterlo, mi piace tanto non solo fare ma anche il fatto in sé che le faccio). Oggi a scuola, ora buca, ne riparlo alla Collega. Che curioso, penso io. La coscienza di Zeno, pensa lei. Anche a me era venuta in mente. Quel libro lo lessi tre anni fa e nonostante credo che fossi troppo piccola per comprenderlo appieno mi ha lasciato un segno. Non saprei dire di che tipo. Forse la passione per l'analisi della psiche umana. Fattostà che ho deciso di arrendermi al volere del mio io sveglio quando io sono dormiente. Sara sorride, mette il filtro e il drum, gira la cartina e me la passa. Accendo, e stavolta me la fumo tutta, lentamente, a gambe incrociate sulla panchina di marmo del cortile, con un'amica filosofa, circondate da oleandri e margherite. Piano, dice. Più piano. Sorrido. Più piano. Aspiro. Trattengo. Espiro. Proprio come nel sogno. Con calma. Insieme col fumo grigiolino e scomposto che esce dalle mie labbra fugge un flusso di pensieri, liberi, leggeri, pensieri che proprio come quel fumo si disperdono nell'aria di questa nuova primavera. Pensieri. Il Sogno mi voleva forse dire di liberare da me i Pensieri? Non ne sono sicura. Eppure è un'associazione spontanea che fa la mia mente, un sillogismo spontaneo:

Fumo = Stress
Stress = Pensieri
Fumo = Pensieri

Li trattengo tutti, per un attimo, con me. Per un ultimo soffocante attimo. Prima di soffiarli via, lentamente, in una lunga catena che vola verso il cielo limpido di questa giornata.

La coscienza di Zeno.


Orbene. (che a inizio frase e con un punto dopo non vuol dire assolutamente nulla, ma mi piace così). E' stato un fatto piuttosto strano. Diversi mesi fa ho sognato di fumare una sigaretta. Anzi mi correggo, di fare un tiro soltanto, lungo, lento. Credo fossi da sola, o comunque l'attenzione era incentrata su di me e su questa sigaretta; il posto non era importante, infatti se c'era non me ne ricordo.  E poi mi sono svegliata. Mi ha dato un po' da pensare (sì, io do grande importanza ai sogni in genere, sono in questo molto freudiana), anche in luce del fatto che io non fumo, ma ho finito per attribuirlo allo stress del periodo, nel quale venivamo spremuti a scuola per la pagella e io mi ero lasciata col ragazzo dopo una fase piuttosto nera. Passano un paio di mesi, passa il periodo stressante, passa un po' tutto -per la serie panta rei-. Il sogno si ripresenta: sempre uguale, sempre io e questa sigaretta (o almeno credo, non sembrava una canna) e questo tiro rilassante. Grande importanza alla respirazione. Inspiro. Trattengo. Espiro. Mi sveglio. Il giorno dopo a scuola ne parlo con la Collega e conveniamo che potrebbe essere un desiderio represso in quanto mai soddisfatto che il mio subconscio ha avvertito. Non sia mai che il mio subconscio abbia desideri repressi, penso. E lei mi prepara il drum e mi faccio questo tiro, non poi così soddisfacente come nel sogno, devo dire. Più nulla. Qualche giorno fa, ecco che il Sogno (con la maiuscola in quanto ormai è Mio e Assiduo Frequentatore, tanto più che non ho mai fatto prima d'ora sogni ricorrenti) si ripresenta imperterrito. Inspiro, trattengo, espiro, mi sveglio. Non sono più riuscita a riaddormentarmi, il sonno si è arreso al riaffacciarsi di riflessioni metafilosofiche-barra-psicologiche (che, devo ammetterlo, mi piace tanto non solo fare ma anche il fatto in sé che le faccio). Oggi a scuola, ora buca, ne riparlo alla Collega. Che curioso, penso io. La coscienza di Zeno, pensa lei. Anche a me era venuta in mente. Quel libro lo lessi tre anni fa e nonostante credo che fossi troppo piccola per comprenderlo appieno mi ha lasciato un segno. Non saprei dire di che tipo. Forse la passione per l'analisi della psiche umana. Fattostà che ho deciso di arrendermi al volere del mio io sveglio quando io sono dormiente. Sara sorride, mette il filtro e il drum, gira la cartina e me la passa. Accendo, e stavolta me la fumo tutta, lentamente, a gambe incrociate sulla panchina di marmo del cortile, con un'amica filosofa, circondate da oleandri e margherite. Piano, dice. Più piano. Sorrido. Più piano. Aspiro. Trattengo. Espiro. Proprio come nel sogno. Con calma. Insieme col fumo grigiolino e scomposto che esce dalle mie labbra fugge un flusso di pensieri, liberi, leggeri, pensieri che proprio come quel fumo si disperdono nell'aria di questa nuova primavera. Pensieri. Il Sogno mi voleva forse dire di liberare da me i Pensieri? Non ne sono sicura. Eppure è un'associazione spontanea che fa la mia mente, un sillogismo spontaneo:

Fumo = Stress
Stress = Pensieri
Fumo = Pensieri

Li trattengo tutti, per un attimo, con me. Per un ultimo soffocante attimo. Prima di soffiarli via, lentamente, in una lunga catena che vola verso il cielo limpido di questa giornata.
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