mercoledì 25 aprile 2012

Breve sunto puntato degli ultimi giorni

  • Innanzitutto buona festa della liberazione eccetera eccetera.
  • Ieri è stato il compleanno dell'uomo indi per cui tra mattina all'università (con sveglia alle 5.30...), il ginecologo nuovo (ebbene sì: è un uomo colui che d'ora in poi mi sfruguglierà le parti basse e alte, e già ci ho fatto una gaffe passando per ninfomane - molto bene), la pioggia e altri mille giri e commissioni che avevo da fare ci ho pure aggiunto quelle per il suo regalo (anzi i suoi due regali, precisiamo; e ovviamente reperibili in zone lontane tra loro) e il tempo di preparare una torta (stremata e con le mie ultime energie), così dopo l'uscita con gli amici al narghilearo di Trastevere li ho invitato qui per spegnere le candeline e bere lo spumante. Lo so lo so, sono una brava donnina.
  • Domani a parte la solita sveglia alle 6 ho anche un'esposizione orale di Balzac in francese (mi sembra di essere tornata al liceo, dove per altro io manco lo facevo il francese) e quindi sto passando la mia giornata libera a ripetere furiosamente le gesta inutili e noiose di un autore inutile e noioso che mi ha sempre fatto cagare (prima di darmi dell'ignorante leggetevi Eugenie Grandet e poi ne riparliamo, se avrete ancora il coraggio - e se sarete sopravvissuti voi al libro e non viceversa).
  • Nonostante ciò e nonostante altre notizie poco positive sono stranamente di buon'umore, fuori c'è il sole, gli uccellini cantano e bla bla bla.

domenica 22 aprile 2012

Clo sperduta nel meraviglioso mondo degli incisi e dei possessivi

Partiamo dal presupposto che sono fatta male.

(Ecco, lo so che già a questo punto i miei pochi e disgraziati lettori iniziano a sospirare e mettersi le mani sulla fronte o nei capelli [o nel naso: sì ti ho visto Fannes]  rassegnandosi a quello che si preannuncia - e ve lo confermo subito fugando ogni dubbio: è - un altro pippotto barra sproloquio senza senso della di me persona).

Dicevo: partiamo dal presupposto che sono fatta male.

Sono fatta male perché quando mi appassiono a una cosa (di qualunque natura essa sia: vivente, inanimata, astratta, metaforica, fisiologica -no scherzo, fisiologica no) poi ho quel brutto viziaccio di iniziare a considerarla come mia, cioè come qualcosa che mi appartiene, e che quindi ho tutto il diritto se non quasi il dovere di difendere dalle grinfie sporche e infestanti delle altre persone. Ora con "altre persone" non intendo l'umanità intera ovviamente (suvvia capitemi), ma quella piccola (sul piccola avrei però dei dubbi) fetta di umanità (sì: io l'umanità la farei a fette) che proprio non sopporto, che qualunque cosa faccia mi sta qua. E quindi il campo si riduce notevolmente, escludendo tutti quei poveracci innocenti e ignari che svolgono tali pericolose attività lungi da me e che quindi non posso deplorare nè insultare nè picchiare finché non decideranno (miseri tapini e stolti se lo fate) di entrare in collisione con la mia in fondo del tutto insignificante esistenza (ci sta sempre bene un po' di falsa modestia e di mea culpa mea culpa). Clo, cazzo hai detto? Bene, per chi di voi adesso abbia pensato di pormi metaforicamente o anche letteralmente appena mi incontra per strada una domanda del genere, farò un breve sunto semplificato: se qualcosa mi piace, è mio, e giù le mani. Ora capirete anche voi che questa identità logica

piacere = possedere

è profondamente, demoniacalmente perversa e sbagliata. E certo, lo capisco pure io, fin qua son buoni tutti. E' quando poi si va sul concreto che è tutto un altro paio di maniche..

venerdì 20 aprile 2012

Riflessioni che lasciano il tempo che trovano

Sono un paio di volte che mi capita di vedere su MTV uno di quei telefilm tipicamente creati per un pubblico teenager: "Diario di una nerd superstar" (lo confesso mi ci sto appassionando, e poi ha delle battute a dir poco geniali, tipo "come un assorbente interno messo storto, era impossibile da ignorare"). Quando ero un po' più piccola mi sentivo esattamente come la protagonista (ma proprio uguale sputato), un po' iellata, abbondantemente sarcastica e candidamente, involontariamente egocentrica. Che tutto quello che capitava MI capitava perché in un modo o nell'altro doveva riguardare me, che per ogni stupidaggine pensavo di avere tutte le sfighe del mondo e che solo io mi sentivo come mi sentivo - cazzata, come me ci si sente ogni adolescente, ma questo si capisce solo dopo. Ed è così che mi stupisco all'improvviso di non essere più una sedici-diciassettenne stupida (in senso buono, per quanto possa sembrare strano) che scriveva sul blog cose come "Tizio oggi mi ha guardata, tizio mi ha salutata, chissà se mi pensa?" oppure "domani c'è la festa di Caio, e vedrò anche Tizio, ci vado con Pincopalla e dovrò mettermi qualcosa per sembrare figa così Tizio mi guarda oppure Sempronio si ingelosisce bla bla" o ancora "oddio domani verifica e io e la mia migliore amica abbiamo cazzeggiato fino ad ora parlando del futuro ragazzi viaggi e sogni ad occhi aperti e ora come si fa?". Sul serio. Voglio dire, quando ero immersa nel pieno dell'adolescenza, qualche anno fa, tutto ciò ovviamente era fonte di stress e i pensieri nel mio cervello erano più aggrovigliati di un gomitolo di lana e non mi ci raccapezzavo mai e c'era sempre qualcosa che non andava, ma anche qualcos'altro che andava e io mi barcamenavo tra alti e bassi nella classica irrequietezza pseudoesistenziale. Se mi guardate oggi, probabilmente appaio diversa anche esteriormente, anche forse caratterialmente. Non tanto magari, ma per quel po' che è cambiato fuori nel mio modo di relazionarmi, c'è un abisso enorme che è cambiato dentro.

sabato 14 aprile 2012

Di mattinate uggiose, gatti e Parigi

Piove. Piove piove e piove, è da due giorni che non smette un minuto.
Meglio, perché sono di quell’umore vago e melanconico in cui tutto ciò che vuoi fare è raggomitolarti come un gatto sulla poltrona e guardare dalla finestra la pioggia che cade, magari con in mano una tisana calda col miele. E pensare.
Penso a Parigi, all’anno scorso, ai boulevards, alle brasseries, a Montmartre… e ancora alle passeggiate noi due lungo la Senna, alle bancarelle di libricini antichi vicino a Notre Dame, ai tavolini lungo le vie, dove tutti mangiano lentamente uno accanto all’altro come se fossero al cinema, con lo sguardo rivolto alla strada, godendosi lo spettacolo dei passanti intenti nelle loro promenades di mezzodì con latte e pane sotto braccio.

Mi vengono in mente i film di Woody Allen con quella musica smooth jazz di sottofondo, che appena la senti la ricolleghi subito a lui, o alla Ville Lumière, o a entrambi.

Sono queste le giornate in cui il pensiero di volerci vivere, a Parigi, si fa più forte e diventa quasi palpabile, mentre le immagini i profumi i ricordi prendono corpo e danzano intorno a me, nel silenzio della casa.

domenica 8 aprile 2012

Buona Pasqua da Zara e Clo







sembro un piccolo folletto dei boschi, e Zara con la coccarda è meravigliosa





e adoro la postproduzione, e amo la mia nikon, e mi si vede la righina delle tette (!), ed è giunto il momento di  rifarmi i riflessi rossi.

lunedì 2 aprile 2012

Keep away for your own good

Ma che c'ho che non va ultimamente? Qual è il problema?
Continuo caparbiamente a farmi girare le ovaie come pale di un elicottero in fase di decollo e non comprendo neanche io come ciò sia umanamente possibile. Per di più ho costante mal di pancia e mi fanno male le tette. PMS o cervello bacato, questo ancora mi sfugge... non escludo una combo micidiale di entrambi i fattori.

Litigo con tutti e per tutto, essenzialmente non vedo l'ora di litigare per urlare alla gente che non capisce un cazzo o anche solo per urlare, perché se urlo da sola sembro più pazza di quello che già sono e poi è la volta buona che mi internano.

Non sopporto più nessuno! Ora mi metto in quarantena sotto al piumone (anzi -ino perché ormai ho quello leggero) e ci resto finché non mi passano i sintomi della rabbia idrofoba. ....e meno male che a noi umani non ci abbattono.

PS: oggi mi tolgono il primo dente del giudizio.... oh god, have mercy.

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