venerdì 20 aprile 2012

Riflessioni che lasciano il tempo che trovano

Sono un paio di volte che mi capita di vedere su MTV uno di quei telefilm tipicamente creati per un pubblico teenager: "Diario di una nerd superstar" (lo confesso mi ci sto appassionando, e poi ha delle battute a dir poco geniali, tipo "come un assorbente interno messo storto, era impossibile da ignorare"). Quando ero un po' più piccola mi sentivo esattamente come la protagonista (ma proprio uguale sputato), un po' iellata, abbondantemente sarcastica e candidamente, involontariamente egocentrica. Che tutto quello che capitava MI capitava perché in un modo o nell'altro doveva riguardare me, che per ogni stupidaggine pensavo di avere tutte le sfighe del mondo e che solo io mi sentivo come mi sentivo - cazzata, come me ci si sente ogni adolescente, ma questo si capisce solo dopo. Ed è così che mi stupisco all'improvviso di non essere più una sedici-diciassettenne stupida (in senso buono, per quanto possa sembrare strano) che scriveva sul blog cose come "Tizio oggi mi ha guardata, tizio mi ha salutata, chissà se mi pensa?" oppure "domani c'è la festa di Caio, e vedrò anche Tizio, ci vado con Pincopalla e dovrò mettermi qualcosa per sembrare figa così Tizio mi guarda oppure Sempronio si ingelosisce bla bla" o ancora "oddio domani verifica e io e la mia migliore amica abbiamo cazzeggiato fino ad ora parlando del futuro ragazzi viaggi e sogni ad occhi aperti e ora come si fa?". Sul serio. Voglio dire, quando ero immersa nel pieno dell'adolescenza, qualche anno fa, tutto ciò ovviamente era fonte di stress e i pensieri nel mio cervello erano più aggrovigliati di un gomitolo di lana e non mi ci raccapezzavo mai e c'era sempre qualcosa che non andava, ma anche qualcos'altro che andava e io mi barcamenavo tra alti e bassi nella classica irrequietezza pseudoesistenziale. Se mi guardate oggi, probabilmente appaio diversa anche esteriormente, anche forse caratterialmente. Non tanto magari, ma per quel po' che è cambiato fuori nel mio modo di relazionarmi, c'è un abisso enorme che è cambiato dentro.
Se prima mi sentivo come su una navicella in mezzo alla burrasca (cosa che in fondo mi piaceva, e pure tanto), adesso invece sono una scialuppa di salvataggio dopo il naufragio, quando le acque si sono calmate e il mare è piatto, e proprio come una zattera mi sento trascinare lentamente alla deriva. Di certo ho acquisito più calma, sia interiore che non, e checché io ne dica anche molta più stabilità dentro di me, un elemento indispensabile ormai perché se no quest'anno sarei probabilmente crollata - e invece no. Non è stato così e forse proprio questo mi ha portato a rendermi conto che io dico sempre che mi sento uguale a prima, a ogni compleanno, ma che forse invece, sul lungo periodo, non lo sono proprio per niente. E' questo il modus sentiendi che dovrebbero provare le persone adulte? Sto diventando adulta? Adulta. Che buffa parola poi, puah.

3 commenti:

  1. mia mamma è un po' tipo così. Senza tette rifatte però.

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  2. Probabilmente è attitudine: io credo che sarò adolescente per sempre.

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