martedì 29 novembre 2011

Trascrizioni fonetiche, queste sconosciute

Ore 19:00, terza ora di di linguistica generale dopo 9 ore di università. Aula magna popolata da zombie in (chi più chi meno) avanzato stato di decomposizione.

Dettato e trascrizione IPA: "Dunque, trascrivete foneticamente le seguenti parole di dialetto blablaese (qualcosa di improbabile parlato in Burundi, n.d.a.). iniziamo:

NGALALÀMA.

clo: eh?
amico m: ha detto qualcosa sui lama?

NZURI. THAFHATHALI.

clo & m: ...?? wtf?!

KAKALÙMA.

clo & m: .....

'NKULANDÀI.

m: dov'è che andai?
clo: in culo?

(clo e m. in preda a spasmi di risa incontrollati sono costretti a fuggire, dopo aver fatto girare mezza aula magna)
l'immagine rappresenta le nostre espressioni. il film è Lolita, quello del '97

sabato 26 novembre 2011

venerdì 25 novembre 2011

ensemble encore

Le bonheur aux lèvres, un peu naïvement
Et on marche ensemble, d'un pas décidé

ensemble encore

Le bonheur aux lèvres, un peu naïvement
Et on marche ensemble, d'un pas décidé

mercoledì 23 novembre 2011

Ho ritrovato archiviati sul pc vecchissimi sms

Che non sono normale dovevo capirlo quando un tipo con cui ero stata (che giurò di amarmi dopo due settimane, facendomi fuggire a gambe levate) mi disse che pensava a me sentendo Age of Innocence degli Iron Maiden.

No davvero. Sono anche andata a rileggermi il testo. Ma cosa cazzo c'entrava?

Ho ritrovato archiviati sul pc vecchissimi sms

Che non sono normale dovevo capirlo quando un tipo con cui ero stata (che giurò di amarmi dopo due settimane, facendomi fuggire a gambe levate) mi disse che pensava a me sentendo Age of Innocence degli Iron Maiden.

No davvero. Sono anche andata a rileggermi il testo. Ma cosa cazzo c'entrava?

venerdì 18 novembre 2011

La verità è che

ho bisogno di te. fin sotto la pelle, fin dentro i polmoni.

La verità è che

ho bisogno di te. fin sotto la pelle, fin dentro i polmoni.

giovedì 17 novembre 2011

Midnight in Paris (Woody Allen strikes again)


Ed eccomi qui, finalmente ho visto (anche se per ora solo in streaming, in quanto uscirà nelle sale italiane solo tra un mese) Midnight in Paris, l'ultimo film di Woody Allen (senza contare quello che fino a qualche mese fa stava ancora girando qui a Roma, To Rome with love).
Che dire, Woody colpisce ancora. Dopo un paio di ultimi film che sì, senza dubbio erano buoni e avevano quella cinica e ironica impronta d'autore che non passa mai inosservata ma che non erano riusciti a convincermi proprio fino in fondo, ecco che invece qui emerge, forse con un po' meno cinismo, tutto l'incanto agrodolce e nostalgico del regista. E' questo il tipico concetto alleniano della "golden age", ovvero dello scrittore/artista intrappolato in un secolo o in una società che non gli appartiene (o meglio, a cui esso non riesce a sentirsi appartenere), e al conseguente disagio individuale che si proietta su scala universale passando dal singolo al molteplice, dal particolare al generale per abbracciare un nuovo tipo di disagio che diventa condizione esistenziale dell'essere umano, perso (o piuttosto preso, catturato) in una quotidianità estraniante che non riesce a soddisfare la voglia di trascendere dello spirito.
A questo nucleo tematico (a cui fanno riferimento immancabilmente piccole citazioni autobiografiche) Allen accosta però, non come in passato, disprezzo e mordace ironia attutiti da un sottofondo soft jazz, bensì - ecco la novità - una pars construens che si affaccia vibrante sulla scena, un messaggio positivo che il regista affianca alla da lui amata ville lumiere, Parigi: cosa ci può salvare, seppure provvisoriamente, dalla paura della morte se non ciò che più amiamo?
Ma badate bene, l'amore che intende Allen non è solo una passione carnale come si potrebbe fraintendere dalle parole che l'Hemingway degli anni '20 rivolge allo stupito protagonista, al contrario, è un amore più che mai puro e per poter essere tale deve in primo luogo essere spirituale, ovvero un toccasana per il nostro più intimo sentire.
Insomma, Woody Allen è il primo a ripeterci costantemente, quasi con un maniacale accanimento, che le nostre vite prese in un circolo infinitamente più grande valgono come granelli di sabbia mossi con sardonica ironia da un destino spesso capriccioso, ma in questo film, è lui stesso che dà mostra di arrendersi alla più grande debolezza umana: l'amore verso ciò che, seppure per un fugace istante, ci fa sentire immortali: quello è l'unica medicina possibile alla condizione umana di perpetua paura di una fine incerta ma annunciata.
E questo punto di rottura viene sancito dallo stesso Allen nel finale: quanti sono i suoi film che finiscono bene? Quasi nessuno, il protagonista viene sempre sconfitto (anche se non da un rivale ma da una forza superiore, quella del cieco fato). E invece qui, la scena si chiude con un'apertura verso un lieto fine, verso una possibilità di felicità e di riscatto dello scrittore, verso una speranza di serenità.

Parlando più tecnicamente del film, ho davvero adorato le inquadrature di Parigi (la Parigi di Allen, che lui ama "soprattutto sotto la pioggia", come ci ricorda il suo alter-ego attore); in più le musiche degli anni Venti sono l'apoteosi della perfezione per un jazzista come lui, ed è molto ben sviluppata e di effetto l'idea di una Parigi nel passato (prima gli anni Venti appunto, e poi addirittura la Belle Epoque), che mi ha ricordato vagamente i nostri connazionali Benigni e Troisi nella Firenze di "Non ci resta che piangere".

Ottima anche la scelta degli attori, in particolare la Cotillard (adorabile già in Jeux d'enfants) è perfetta per il ruolo che ha recitato.

Beh, che dire, se non che... mi ha fatto venir voglia di tornare à Paris?! Non mi accontento dello streaming, a dicembre in sala ci sarò anch'io. E ora.... beh, aspettiamo con ansia To Rome with love! ;)

mercoledì 16 novembre 2011

Midnight in Paris (Woody Allen strikes again)

Ed eccomi qui, finalmente ho visto (anche se per ora solo in streaming, in quanto uscirà nelle sale italiane solo tra un mese) Midnight in Paris, l'ultimo film di Woody Allen (senza contare quello che fino a qualche mese fa stava ancora girando qui a Roma, Decameron Pie).
Che dire, Woody colpisce ancora. Dopo un paio di ultimi film che sì, senza dubbio erano buoni e avevano quella cinica e ironica impronta d'autore che non passa mai inosservata ma che non erano riusciti a convincermi proprio fino in fondo, ecco che invece qui emerge, forse con un po' meno cinismo, tutto l'incanto agrodolce e nostalgico del regista. E' questo il tipico concetto alleniano della "golden age", ovvero dello scrittore/artista intrappolato in un secolo o in una società che non gli appartiene (o meglio, a cui esso non riesce a sentirsi appartenere), e al conseguente disagio individuale che si proietta su scala universale passando dal singolo al molteplice, dal particolare al generale per abbracciare un nuovo tipo di disagio che diventa condizione esistenziale dell'essere umano, perso (o piuttosto preso, catturato) in una quotidianità estraniante che non riesce a soddisfare la voglia di trascendere dello spirito.
A questo nucleo tematico (a cui fanno riferimento immancabilmente piccole citazioni autobiografiche) Allen accosta però, non come in passato, disprezzo e mordace ironia attutiti da un sottofondo soft jazz, bensì - ecco la novità - una pars construens che si affaccia vibrante sulla scena, un messaggio positivo che il regista affianca alla da lui amata ville lumiere, Parigi: cosa ci può salvare, seppure provvisoriamente, dalla paura della morte se non ciò che più amiamo?
Ma badate bene, l'amore che intende Allen non è solo una passione carnale come si potrebbe fraintendere dalle parole che l'Hemingway degli anni '20 rivolge allo stupito protagonista, al contrario, è un amore più che mai puro e per poter essere tale deve in primo luogo essere spirituale, ovvero un toccasana per il nostro più intimo sentire.
Insomma, Woody Allen è il primo a ripeterci costantemente, quasi con un maniacale accanimento, che le nostre vite prese in un circolo infinitamente più grande valgono come granelli di sabbia mossi con sardonica ironia da un destino spesso capriccioso, ma in questo film, è lui stesso che dà mostra di arrendersi alla più grande debolezza umana: l'amore verso ciò che, seppure per un fugace istante, ci fa sentire immortali: quello è l'unica medicina possibile alla condizione umana di perpetua paura di una fine incerta ma annunciata.
E questo punto di rottura viene sancito dallo stesso Allen nel finale: quanti sono i suoi film che finiscono bene? Quasi nessuno, il protagonista viene sempre sconfitto (anche se non da un rivale ma da una forza superiore, quella del cieco fato). E invece qui, la scena si chiude con un'apertura verso un lieto fine, verso una possibilità di felicità e di riscatto dello scrittore, verso una speranza di serenità.

Parlando più tecnicamente del film, ho davvero adorato le inquadrature di Parigi (la Parigi di Allen, che lui ama "soprattutto sotto la pioggia", come ci ricorda il suo alter-ego attore); in più le musiche degli anni Venti sono l'apoteosi della perfezione per un jazzista come lui, ed è molto ben sviluppata e di effetto l'idea di una Parigi nel passato (prima gli anni Venti appunto, e poi addirittura la Belle Epoque), che mi ha ricordato vagamente i nostri connazionali Benigni e Troisi nella Firenze di "Non ci resta che piangere".

Ottima anche la scelta degli attori, in particolare la Cotillard (adorabile già in Jeux d'enfants) è perfetta per il ruolo che ha recitato.

Beh, che dire, se non che... mi ha fatto venir voglia di tornare à Paris?!
Non mi accontento dello streaming, a dicembre in sala ci sarò anch'io :)

E ora.... aspettiamo con ansia Decameron Pie! ;)

Midnight in Paris (Woody Allen strikes again)

Ed eccomi qui, finalmente ho visto (anche se per ora solo in streaming, in quanto uscirà nelle sale italiane solo tra un mese) Midnight in Paris, l'ultimo film di Woody Allen (senza contare quello che fino a qualche mese fa stava ancora girando qui a Roma, Decameron Pie).
Che dire, Woody colpisce ancora. Dopo un paio di ultimi film che sì, senza dubbio erano buoni e avevano quella cinica e ironica impronta d'autore che non passa mai inosservata ma che non erano riusciti a convincermi proprio fino in fondo, ecco che invece qui emerge, forse con un po' meno cinismo, tutto l'incanto agrodolce e nostalgico del regista. E' questo il tipico concetto alleniano della "golden age", ovvero dello scrittore/artista intrappolato in un secolo o in una società che non gli appartiene (o meglio, a cui esso non riesce a sentirsi appartenere), e al conseguente disagio individuale che si proietta su scala universale passando dal singolo al molteplice, dal particolare al generale per abbracciare un nuovo tipo di disagio che diventa condizione esistenziale dell'essere umano, perso (o piuttosto preso, catturato) in una quotidianità estraniante che non riesce a soddisfare la voglia di trascendere dello spirito.
A questo nucleo tematico (a cui fanno riferimento immancabilmente piccole citazioni autobiografiche) Allen accosta però, non come in passato, disprezzo e mordace ironia attutiti da un sottofondo soft jazz, bensì - ecco la novità - una pars construens che si affaccia vibrante sulla scena, un messaggio positivo che il regista affianca alla da lui amata ville lumiere, Parigi: cosa ci può salvare, seppure provvisoriamente, dalla paura della morte se non ciò che più amiamo?
Ma badate bene, l'amore che intende Allen non è solo una passione carnale come si potrebbe fraintendere dalle parole che l'Hemingway degli anni '20 rivolge allo stupito protagonista, al contrario, è un amore più che mai puro e per poter essere tale deve in primo luogo essere spirituale, ovvero un toccasana per il nostro più intimo sentire.
Insomma, Woody Allen è il primo a ripeterci costantemente, quasi con un maniacale accanimento, che le nostre vite prese in un circolo infinitamente più grande valgono come granelli di sabbia mossi con sardonica ironia da un destino spesso capriccioso, ma in questo film, è lui stesso che dà mostra di arrendersi alla più grande debolezza umana: l'amore verso ciò che, seppure per un fugace istante, ci fa sentire immortali: quello è l'unica medicina possibile alla condizione umana di perpetua paura di una fine incerta ma annunciata.
E questo punto di rottura viene sancito dallo stesso Allen nel finale: quanti sono i suoi film che finiscono bene? Quasi nessuno, il protagonista viene sempre sconfitto (anche se non da un rivale ma da una forza superiore, quella del cieco fato). E invece qui, la scena si chiude con un'apertura verso un lieto fine, verso una possibilità di felicità e di riscatto dello scrittore, verso una speranza di serenità.

Parlando più tecnicamente del film, ho davvero adorato le inquadrature di Parigi (la Parigi di Allen, che lui ama "soprattutto sotto la pioggia", come ci ricorda il suo alter-ego attore); in più le musiche degli anni Venti sono l'apoteosi della perfezione per un jazzista come lui, ed è molto ben sviluppata e di effetto l'idea di una Parigi nel passato (prima gli anni Venti appunto, e poi addirittura la Belle Epoque), che mi ha ricordato vagamente i nostri connazionali Benigni e Troisi nella Firenze di "Non ci resta che piangere".

Ottima anche la scelta degli attori, in particolare la Cotillard (adorabile già in Jeux d'enfants) è perfetta per il ruolo che ha recitato.

Beh, che dire, se non che... mi ha fatto venir voglia di tornare à Paris?!
Non mi accontento dello streaming, a dicembre in sala ci sarò anch'io :)

E ora.... aspettiamo con ansia Decameron Pie! ;)

martedì 15 novembre 2011

Mezza mela e riso in brodo, la cena dei campioni

la cena dei campioni xD
Già. Sto di nuovo male, chebbeeeello. Febbre e una piccola influenza.

Vabè!

In quanto non ho voglia di aggiornare a parole lascerò che siano le foto (fatte col telefono tra dintorni dell'uni e con Zara) a parlare.

Here we are:






Mezza mela e riso in brodo, la cena dei campioni

la cena dei campioni xD
Già. Sto di nuovo male, chebbeeeello. Febbre e una piccola influenza.

Vabè!

In quanto non ho voglia di aggiornare a parole lascerò che siano le foto (fatte col telefono tra dintorni dell'uni e con Zara) a parlare.

Here we are:






mercoledì 9 novembre 2011

Stratagemmi brillanti contro yogurt tediosi

Anche voi, come me, verso le 5 del pomeriggio iniziate a sentire quel languorino che dà voce al vostro stomaco e dice: "non è fame ma se trovi qualcosa che mi fa gola siam tutti più contenti"?
Anche voi, come me, quando vi dirigete dunque verso la cucina e iniziate a ricercare uno stuzzichino per la merenda vi trovate in difficoltà su cosa scegliere?
Anche voi, come me, aprendo il frigo in cerca di yogurt gustosi scoprite con orrore e raccapriccio che sono rimasti solo vasetti ai gusti più sfigati e noiosi come ciliegia, limone, y. bianco magro che non sa di niente, etc etc?

Bene, da oggi, se seguirete i preziosisissimi e imperdibili consigli di Clo, tutto questo potrà finalmente giungere al termine!

E' molto semplice, fate come me:

1) prendete il vasetto del poco allettante yogurt in questione
2) munitevi di cucchiaino e....
3) aprite il vostro prezioso barattolo di nesquik o cacao in polvere che sia.
PREPARAZIONE: abbondate con le cucchiaiate di nesquik (ma vi sconsiglio di superare le 4), girate veementemente per una dozzina di secondi e.... a voi! il vostro nuovo fantastico yogurt cioccolatoso/fruttato tutto da gustare!

Vedrete, sarà una svolta epocale ed emozionante (???) nella vostra piccola monotona quotidianità.

Stratagemmi brillanti contro yogurt tediosi

Anche voi, come me, verso le 5 del pomeriggio iniziate a sentire quel languorino che dà voce al vostro stomaco e dice: "non è fame ma se trovi qualcosa che mi fa gola siam tutti più contenti"?
Anche voi, come me, quando vi dirigete dunque verso la cucina e iniziate a ricercare uno stuzzichino per la merenda vi trovate in difficoltà su cosa scegliere?
Anche voi, come me, aprendo il frigo in cerca di yogurt gustosi scoprite con orrore e raccapriccio che sono rimasti solo vasetti ai gusti più sfigati e noiosi come ciliegia, limone, y. bianco magro che non sa di niente, etc etc?

Bene, da oggi, se seguirete i preziosisissimi e imperdibili consigli di Clo, tutto questo potrà finalmente giungere al termine!

E' molto semplice, fate come me:

1) prendete il vasetto del poco allettante yogurt in questione
2) munitevi di cucchiaino e....
3) aprite il vostro prezioso barattolo di nesquik o cacao in polvere che sia.
PREPARAZIONE: abbondate con le cucchiaiate di nesquik (ma vi sconsiglio di superare le 4), girate veementemente per una dozzina di secondi e.... a voi! il vostro nuovo fantastico yogurt cioccolatoso/fruttato tutto da gustare!

Vedrete, sarà una svolta epocale ed emozionante (???) nella vostra piccola monotona quotidianità.

domenica 6 novembre 2011

Non so se esserne felice o preoccupata

....ma all'università (PER ORA) sto studiando pochissimo a casa e il w.e.!

Essendo lingue, la maggior parte delle cose si fanno lì. Tranne storia contemporanea. Io odio storia. Bah, oggi colmerò il mio senso di colpa studiando linguistica, italiano, spagnolo e forse francese (no, ovviamente non storia).

Voglio vedere quando sarò sotto esami, altro che! Me la sto prendendo troppo comoda, come al solito. Ma al liceo mi chiudevo una notte o due e andavo comunque benissimo, qua rischio di prendermi una bella batosta.... STUDERE STUDERE POST MORTEM QUID VALERE?

Baaaaaaaah! Studia Clo!




Non so se esserne felice o preoccupata

....ma all'università (PER ORA) sto studiando pochissimo a casa e il w.e.!

Essendo lingue, la maggior parte delle cose si fanno lì. Tranne storia contemporanea. Io odio storia. Bah, oggi colmerò il mio senso di colpa studiando linguistica, italiano, spagnolo e forse francese (no, ovviamente non storia).

Voglio vedere quando sarò sotto esami, altro che! Me la sto prendendo troppo comoda, come al solito. Ma al liceo mi chiudevo una notte o due e andavo comunque benissimo, qua rischio di prendermi una bella batosta.... STUDERE STUDERE POST MORTEM QUID VALERE?

Baaaaaaaah! Studia Clo!




mercoledì 2 novembre 2011

Quella stronza fredda antiemotiva della Clo

Ecco fatto: l'ennesimo amico che entra nella fase del "ti sei allontanata così mi perderai". Non si spiega perché, ma se vi conosco state certi che quest'anno anche voi avrete modo di dirmelo. Eppure sono sempre la stessa... almeno credo. Magari nel 2012 divento una persona più socievole, non so, magari inizio a scodinzolare. E' più facile per i cani dimostrare affetto, gli umani sono troppo complicati.

Quella stronza fredda antiemotiva della Clo

Ecco fatto: l'ennesimo amico che entra nella fase del "ti sei allontanata così mi perderai". Non si spiega perché, ma se vi conosco state certi che quest'anno anche voi avrete modo di dirmelo. Eppure sono sempre la stessa... almeno credo. Magari nel 2012 divento una persona più socievole, non so, magari inizio a scodinzolare. E' più facile per i cani dimostrare affetto, gli umani sono troppo complicati.
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