mercoledì 6 marzo 2013

Recentemente.

Ho comprato dei jeans nuovi, 2 paia, taglia 42 e non più 40, e mi sento bene, mi sento bella.
Ho iniziato il secondo semestre all'università e sono piena di voglia di imparare, la mattina mi alzo dal letto volentieri, mi passo un filo di trucco, esco con la tracolla piena di quadernoni e assaporo l'aria primaverile.
Mi porto il kindle in metro e leggo, leggo, leggo. La gente si incuriosisce e mi sbircia di sottecchi, perché è curiosa, la gente, e cerca di sbirciare cosa leggo (teste che fanno capolino sopra la mia spalla), a me scappa un mezzo sorriso e continuo a leggere.
Prendo l'autobus da sola, lo aspetto da sola, mi godo i silenzi, i miei tempi, i miei pensieri. Mi godo un po' di piccole solitudini piacevoli come non facevo da tanto tempo, e sto bene. Mi godo gli amici in facoltà.
Esco con il gruppo, con le amiche, e anche con loro sto bene. Quelle più care, poi, mi viene voglia di abbracciarle, ma mi dico che non capirebbero, e allora me le abbraccio con gli occhi. Mi sento come... finalmente in pace.
Passo a trovare il mio uomo barbuto, a casa malato, che mi dice che fa spavento di non farci caso, e invece, in quella maglietta bianca semplicissima che gli fa risaltare il torace e le spalle, con quei riccioli mori e impertinenti e quella barba ispida, lo vedo così bello che neanche provo a spiegarglielo perché non mi crederebbe, e rimango a giochicchiare col cane, e resto a cena, e mangio con tutti quanti, e lo vedo contento perché succede di rado e lo so che a lui fa piacere e allora fa piacere anche a me. Sono felice della sua felicità.
Nuoto. Attendo con educata e imperturbabile pazienza le sere in cui vado a nuotare. Sento l'acqua avvolgermi ad ogni bracciata, abbracciarmi e ristorarmi come può fare solo un'antica sorella.
Penso che tra un mese io e l'uomo barbuto saremo a zonzo per i colorati ed etnici vicoli di Barcellona, e non vedo l'ora, e però quest'attesa mi piace, intensifica ogni pensiero di felicità e lo proietta in una visione lontana, al sicuro, infrangibile, che mi aspetta.

Oggi è così, ho fatto pace con il mondo, e cento giorni grigi non possono offuscare questo senso di felicità mentre sorrido ai volti sconosciuti sul metrò.

 

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