sabato 21 agosto 2010

Mi esplode nel petto questo pianto e so che vivo.

Io non lo so cos'è, proprio non lo so, ma questi giorni mi ricordano un anno fa preciso, a fine agosto-inizio settembre. Ero così piccola. Piccola dentro. Stavo con N, ma stavamo male. Dovevo partire per l'America ed ero emozionata come una bambina. La comitiva attuale si era appena formata, e ci conoscevamo appena. Erano tutti ragazzi più grandi, ci portavano in giro con la macchina, tornavo a casa per le prime volte all'alba. Un ragazzo dei nuovi amici un viaggio da fare. Ero piccola ma mi sembrava per la prima volta di poter spaccare tutto, avevo il mondo ai miei piedi. Ero ingenua. E' stata la mia prima vera estate di indipendenza, è stato l'inizio di un nuovo percorso, di una crescita più grande, più profonda, più paurosa.

Era speciale perché facevo tutto per la prima volta, facevo cose che non avevo mai fatto, e mi sentivo grande e forte e coraggiosa e inarrestabile.

A distanza di un anno posso dire che tante cose sono cambiate, io in primis. Mi sono abituata a questo mondo, sono entrata nell'ottica di una vita più adulta, e se da una parte ho acquistato maturità e consapevolezza, dall'altra è svanito quello scintillio, quella lente attraverso cui ogni cosa mi sembrava unica e incredibile, si è affievolita l'emozione con cui prendevo di petto la nuova vita che mi si apriva davanti, immensa. La meraviglia è sparita, e con essa -forse- la magia, sostituita lentamente dalla routine.

Tante cose sono anche migliorate, e mi fa strano ad esempio partire di nuovo per la Svizzera come in quel periodo, e mi fa strano il fatto che sto con lo stesso ragazzo, ma che nel frattempo c'è stata una vita in mezzo, eppure adesso eccoci qua, come allora, di nuovo insieme. La gente potrebbe pensare che è tornato tutto come prima, che è tutto come era stato lasciato alla fine di quell'agosto caldo e placido.

Ma la gente non sa che è passata un'intera vita tra quest'estate e quella che ora mi si affaccia ostinata alla mente, una vita. La mia vita, la vita delle persone che viaggiano sulla mia strada. Alcune si sono perse, qualcuna si è poi ritrovata, alcune si sono aggiunte di punto in bianco, c'è chi mi ha aiutata a percorrere i sentieri più impervi quando mi tremavano le gambe e chi mi ha spinta e spronata a non fermarmi, c'è anche chi mi ha causato qualche capitombolo nel tragitto, qualche sbandata, sì, ci sono tutti. In questi 365 giorni, in questo ciclo di vita, nei momenti in cui ho respirato, pianto, riso, cantato, pregato, urlato, bestemmiato, amato, odiato, fallito, volato. Nei momenti in cui ho sentito il cuore battermi nel petto e ricordarmi di essere viva, e di esserlo per una ragione: vivere.

Ripenso a queste e a tante altre cose che per una volta forse neppure io che mi ritengo tanto capace riesco a tradurre in parole, neppure io che le provo riesco a sgrovigliare queste emozioni confuse, violente, intense, dense che mi esplodono nel petto e mi serrano la gola. E risento la canzone che racchiude tutto quel periodo, i dubbi i sogni le speranze l'amore le paure. E la risento e mentre il nodo che ho dentro pulsa per essere finalmente sciolto mi sento la gola pizzicare, e questi ricordi che porto con me mi strappano un sorriso nostalgico e dolce, e mi travolge inspiegabile la voglia di piangere.







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