Mi si è rotto il pc e il giorno dopo ho studiato un libro intero. Non credo sia una coincidenza.... tecnologia, odi et amo. Che brutto essere schiavi di qualcosa. Dico sempre "mi cancello da facebook" ma poi mi rendo conto di non potere perché sarei tagliata fuori da tutto. Dal gruppo dell'università, da amici oltre-frontiera, dagli eventi che mi interessano, dai fatti di cronaca che esplodono e si rimpallano da una bacheca all'altra (di questi ultimi potrei anche fare a meno). Se avessi saputo per tempo cosa facebook sarebbe poi diventato non mi sarei mai iscritta... e invece no, l'estate del 2008 ero in Canada da mio zio per quasi un mese e la mia famiglia voleva vedere le foto che facevo al lunapark, al canale, in gita in barca... per mail ci mettevo le ore e mio padre mi disse "guarda io mi sono iscritto da poco a questo nuovo sito dove puoi condividere le foto se mi hai come amico, fattelo anche tu e mettile lì, si chiama facebook".
Avevo solo mio padre, mio zio canadese e un paio di migliori amici che avevo fatto iscrivere per vedere le suddette foto. E da lì a pochi mesi più tardi è iniziata lentamente la migrazione di sempre più persone sul sito, mi trovavo aggiunta da compagni di scuola delle elementari e delle medie, poi anche delle superiori, poi amici di amici.... e poi è scoppiato il panico: TUTTI su facebook. E da lì la piattaforma ha anche iniziato a cambiare... fino a diventare quello che è oggi.
(NB se leggendo avete pensato che lo scopo del mio discorso sia dire che io ce lo avevo prima che fosse mainstream o cose simili perdonate il francesismo ma non avete capito un cazzo).
E ora? Com'è essere "la generazione di facebook"? La generazione che crescerà con facebook? Che invecchierà con facebook? Ovviamente il parere è soggettivo ma io sul lungo periodo lo trovo profondamente triste e inquietante, oltre che deprimente. Ora non ce ne rendiamo conto, ma dalle foto dei banchi di scuola siamo già passati all'università, tra qualche altro anno arriveranno le lauree e le cerimonie e le tesi, e poi? A pensare che tra una decina di anni ci saranno foto di mie amiche incinte o dei loro figli o del matrimonio di pincopallo con pallopinco... mi sento pervadere da una forse immotivata tristezza e sconsolazione. La nostra vita è e sarà su questo amatodiato social network e gli anni passeranno, noi cambieremo e facebook sarà sempre lì a ricordarci come siamo ora e come eravamo prima e a permetterci di buttare un occhio spione sulla vita di persone che magari non sentiamo né vediamo più da anni. E' giusto? E' sbagliato? Di certo non sta a me deciderlo (chi mi credo di essere?), come anche è indubbio che la piattaforma offra notevoli vantaggi per rimanere in contatto con amici, parenti, persone lontane ecc. ecc. però.... quanto facebook oggigiorno influisce sulla vita reale? Quanto questa vita fittizia fatta di "mipiace" virtuali inciderà sul nostro futuro concreto, sull'esistenza al di fuori di un computer? Secondo me tanto, ed è proprio per questo che sono preoccupata. Ed è proprio per questo che adesso farò una ponderata riflessione sul fatto di rimuovermi da lì, di riappropriarmi della mia intimità senza sentire il bisogno di condividerla con il mondo intero ma solo con le persone che sono dentro la mia vera vita quotidianamente, e non dentro una cerchia di conoscenze di cui centinaia composte da persone che casualmente ho incrociato sul mio cammino e che ora in quanto tali sono legittimate a conoscere tutto di me e viceversa io di loro.
Certo, dovrò far fronte a qualche "contro", ma perché se provo un disagio verso una cosa VIRTUALE, che neanche esiste davvero, devo comunque continuare a provarlo? a sentirmici legata? Meglio qualche sacrificio di comunicazione e perdere qualche contatto ma stare bene con me stessa e sentirmi libera e slegata da una dipendenza mascherata come quella che reputo sia facebook, o no?
Si capisce che tuo padre ce l'aveva prima che fosse mainstream! E anche che è un pò colpa sua.. ehm... cioè...
RispondiEliminaMi viene voglia di togliermi anch'io.
Però senza Facebook, vediamo. Sarei riuscito a interagire con scrittori e saggisti come Valerio Albisetti, con giovani ma affermati narratori come Alessandro D'Avenia? Avrei dialogato con Assante e Castaldo su Mike Oldfield?
Magari sì. Ma più magari ancora, no.
Forse ci vuole una via di mezzo. Usarlo senza aggiungere compulsivamente "amici", usarlo senza starci tutto il giorno.Postare ogni frescaccia. Non dico che sia facile. Anzi.