domenica 22 gennaio 2012

Giungla urbana

Parliamo di macchine. Questo discorso ce l'ho sullo stomaco (luogo rinomato per contenere discorsi poco graditi) da un discreto lasso di tempo.

Da quando ho la patente (e una panda del 15-18 che mi è pervenuta passando di generazione in generazione attraverso i secoli) la mia concezione di vedere il mondo è cambiata (ed anche la mia sopportazione dell'altrui inesistente senso civico).

Ogni giorno nel traffico è una lotta furibonda all'ultimo colpo di clacson (o a chi conosce i nomi di più santi sul calendario) per uscire immune da quella giungla di esseri lobotomizzati che popolano (o per meglio dire infestano) la strada...

Gente alla guida che fa le peggio boiate puntualmente con il telefono in una mano e la sigaretta nell'altra (pensando bene di ripiegare sull'utilizzo degli avambracci per manovrare il volante dell'abitacolo), motorini (siano maledetti semper) che zigzagano come formichieri ubriachi da una parte all'altra della carreggiata tagliando la strada a esseri animati e non, passanti rincoglioniti che escono di casa prima ancora di aver acceso il cervello e che quindi tu, guidatore puntualmente in ritardo e con un diavolo per capello, ti ritrovi davanti a ciondolare sulle strisce senza aver ancora deciso cosa fare della loro esistenza, bambini che schizzano in strada da un momento all'altro che se ancora non ne ho tirato sotto nessuno è perché qualcuno probabilmente mi vuole bene lassù (o più probabilmente vuole bene ai pargoli imprudenti), e chi più ne ha più ne metta. Ma dopo un po' ci fai il callo, va bene: inizi a pensare che sei circondato da beoti e che puoi contare solo sulle tue sciagurate capacità di ragionamento, ma ti ci abitui.


Ma in tutto questo una cosa c'è che proprio non reggo, e che mi fa saltare i nervi ogni sacrosanta volta: lo specchietto piegato e/o storto.

Io parcheggio, mi sforzo anche di mettermi bene dritta per non rompere le palle a nessuno (e giuro che è un grande dispendio di energie), e me ne vado. Ma poi puntualmente al mio ritorno lo specchietto è storto e io me ne rendo conto solo dopo un centinaio di metri e non potendo sistemarlo finisce perennemente che guido non vedendoci un cazzo.

Ora io dico, maledetti pedoni obesi che non siete altro, ma di tanto spazio che c'è proprio sulla mia macchina dovete venire ogni volta a spiattellare i vostri sederi al gioco della sardina?

Secondo me è tutta colpa di quella pubblicità che passavano in tv qualche anno fa, della belloccia spastica di turno che mangiava le caramelle pseudodietetiche e poi andava a fare la prova del "ci sta? ma certo che ci sta" tra un'automobile e l'altra.

Prima o poi metterò uno specchietto borchiato, ohh se lo farò.

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