sabato 11 dicembre 2010

Woody Allen e le formichine operose

Ieri sera sono andata al cinema con A., avendolo convinto a vedere l'ultimo film di Woody Allen: You will meet a tall dark stranger (pessima resa del titolo in italiano -come sempre del resto-: Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni.. vabbè). Ero curiosa e come sempre c'è questo legame sottile che mi attrae verso i suoi film.. e neanche questa volta mi ha delusa. Certo, questo non è paragonabile ad alcuni precedenti che ho davvero amato (last but not least "Basta che funzioni", anche se uno dei miei preferiti è "Anything Else"), ma la vena alleniana -se così si può dire- è sempre presente e vivida e lascia a ogni film il marchio del regista. Sono felice perché dopo la visione A. era tutto preso e si è messo a parlare del film facendomi domande sull'interpretazione e significati vari che secondo me potevano essergli attribuiti e mi ha ringraziato di avergli fatto "riscoprire" W. Allen, di cui come ora spesso accade si conoscono più che altro aforismi a caso a mo' di cioccolatini perugina grazie a (a causa di) facebook, terribilissimo social network distruttore di scrittori autori registi e artisti (a mio modesto avviso, ovviamente). E se c'è una cosa che amo è essere invitata a sostenere una discussione del genere su un film o un personaggio che mi piace, potrei parlarne per ore e più parlo più comprendo bene anche la mia stessa opinione, confrontandola con quella dell'interlocutore. Così ieri sera, usciti dalla sala, ci siamo messi a parlare davanti a una coca-cola gigante e sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla quantità delle sfumature attribuibili  a ogni singolo concetto e altro. Di Allen sicuramente adoro l'ironia cinica e sfacciata con cui ti sbatte davanti la realtà per quello che è, la vena canzonatoria e consapevole ma mai critica nè distaccata, la visione della vita e dell'esistenza del singolo come percorso faticoso di una formichina laboriosa ma vista dall'alto, nella marea di altre formichine nere in un formicaio brulicante, e su ogni formichina però poi l'obiettivo della cinepresa fa uno zoom, e nella messa a fuoco ognuno ha i propri problemi e ritmi frenetici che però se messi a confronto con quelli dell'intero insieme perdono quasi consistenza, diventano vani. Mi piace Allen perché ride della e alla vita (ma non disprezzandola, anzi insegnandoti ad apprezzarla per quello che è), e la risata è spesso un'arma per ridurre una cosa che può spaventare per quanto appare grande e sconfinata, a qualcosa di cui invece possiamo essere se non del tutto "padroni" almeno abili gestori. La vita non fa più paura perché viene smitizzata. Il cattivo il nullafacente il cinico l'ottimista l'imbroglione il fortunato l'operoso il probo, tutti gli stereotipi di persone insomma, sono comunque messi sullo stesso piano e sono loro destinate parti uguali, quindi uguale importanza, nella narrazione. E questo per sottolineare che alla fine siamo tutti uguali, belli o brutti, buoni o cattivi, una vita abbiamo e poi basta: siamo esseri mortali, un nulla, ma un nulla buffo e meraviglioso.

2 commenti:

  1. Looks like you are an expert in this field, you really got some great points there, thanks.

    - Robson

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  2. Thank YOU, I'm really glad to listen to it :)

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