sabato 12 marzo 2011

Il nichilismo nella società postmoderna

E' da parecchio che volevo scrivere questo post, ma avendo le idee ancora confuse a proposito posticipavo ad infinitum. La verità è che continuerò ad averle confuse (al riguardo) perché semplicemente non mi chiamo ancora nostradamus, quindi non so quello che succederà e quello che non succederà di qui a venti quaranta sessantanni. Nessuno lo sa si può solo ipotizzare sulla base di quello che vediamo oggi Quindi scrivo lo stesso, amen.

Quello che stiamo vivendo è nient'altro che "la spazzatura della spazzatura", un mondo che è gia morto ma che continua indolente a dispiegarsi nella sua stessa lentissima e inarrestabile agonia. C'è stato il Decadentismo, c'è stato il Postdecadentismo.... c'è stato tutto il possibile e ora non è rimasto più nulla per noi che non sia vecchio e obsoleto, che sia genuino e puro, che non sia inquinato dai secoli precedenti o avvelenato dal presente. Tutto è già stato detto, tutto è già stato pensato, non c'è più nulla di nuovo, nulla di innovativo o di limpido, tutto è torbido e sporco di questo marchio che non si cancella. Come si può produrre idee nuove? come si può produrre ormai del nuovo, dopo migliaia di anni di frenetiche scoperte evoluzioni sviluppi? Non c'è più possibilità di Nuovo. Se ne erano accorti già i Greci prima ancora dell'anno 0, che cosa possiamo fare noi dopo che son passati altri duemila anni??
Ormai si parla di morte dell'arte, morte della letteratura, morte della cultura (questo per altri ambiti).... morte. Tutto è morto eppure tutto continua ad andare avanti come un vecchio rottame vuoto, come un treno senza passeggeri, che procede a rilento su rotaie sempre più logore. Come possiamo opporci a tutto questo? Non c'è speranza perché non c'è soluzione. Non si può fare assolutamente NULLA.

C'è un riflusso, un conato che denuncia tutto questo, dentro di me, una voragine buia profonda e distruttiva: la noia. Il tedium vitae dei latini forse, la Noia dei decadenti.... 


Languore

Io sono l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti in aureo stile
in cui danza il languore del sole.

L'anima solitaria soffre di un denso tedio.
Laggiù, si dice, lunghe battaglie cruente.
Oh, non potervi, così debole nei miei lenti desideri,
oh, non volervi fiorire un po' quest'esistenza!

Oh, non volervi, non potervi un po' morire!
Ah, tutto è bevuto! Batillo, hai finito di ridere?
Ah, tutto bevuto, tutto mangiato! Più nulla da dire!

Solo, una poesia un po' sciocca da gettare nel fuoco,
solo, uno schiavo un po' frivolo che vi trascura, solo,
una Noia di chissà cosa che vi affligge! 



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